domenica 24 giugno 2018

Zero nero

Herr Schäuble è stato per anni il simbolo del rigore nel bilancio pubblico e il campione dell'austerità. Notizie sulla sua politica sono riportate nell'unità didattica urgente sul nazionalismo tedesco.
Le ultime elezioni non sono però andate troppo bene per lui, che ha dovuto lasciare il ministero dell'economia. Grazie ai meriti riconosciuti e al prestigio che si è guadagnato frustando i pigri paesi del Sud è stato comunque eletto presidente del Bundestag. Per salutarlo con un gesto sensazionale i dipendenti del ministero, vestiti di nero, hanno formato un grande zero: lo "schwarze Null" (zero nero), espressione gergale per indicare un bilancio pubblico in pareggio, zero deficit, zero debito, austerità. Zero assoluto.
Immaginate una scena simile nel nostro MEF... No, non sarebbe credibile, queste sono cose che possono fare solo i tedeschi. Compatti, granitici, come un sol uomo, fino al disastro... Il destino vuole che periodicamente la Germania trascini l'intera Europa nella propria rovina. E infatti il nuovo ministro dell'economia, il socialdemocratico Olaf Scholz, non solo ha confermato la linea dello "schwarze Null", ma pare che di qui al 2022 voglia ridurre anche gli investimenti pubblici già programmati per evitare di avere un deficit di bilancio. Prosegue l'opera di smantellamento dello stato sociale nel nome dell'euro e del rigore.
Questa è la linea dei tedeschi, irremovibile, inflessibile, inesorabile... verso il suo esito ormai inevitabile: il dissolvimento dell'eurozona.



Ma pretendere che il bilancio dello Stato si mantenga sempre in pareggio potrà mai essere una buona idea?
Secondo questo articolo, che riporta l'opinione di cinque premi Nobel per l'economia, si direbbe proprio di no.
Eppure la regola nera (schwarze), imposta dall'Europa germanocentrica, è stata ugualmente inserita nella nostra Costituzione nel 2012. Ma c'è consapevolezza di quanto è stato approvato? Sembrerebbe di no.
Dal momento che a scuola si insegna Cittadinanza e Costituzione, non sarebbe il caso di approfondire?

Ad ogni buon conto, per quanto direttamente riguarda il sistema scolastico, si sappia che, grazie a questa "novità" costituzionale filotedesca, non è nemmeno lontanamente pensabile un innalzamento della spesa per l'istruzione, e neppure la restituzione di quanto tagliato negli ultimi anni. Zero assoluto, zero spaccato.
Ma allora quelli che dicono "abbiamo invertito la tendenza...", "si torna a investire sulla scuola...", "in arrivo altri  miliardi per la formazione..." e via discorrendo e promettendo?
Direi che l'analisi è molto semplice: MENTONO. 
Fatevi quattro conti da soli. I dati sono a disposizione e potete scaricarli dai siti istituzionali. Non manca nelle nostre scuole la capacità di interpretarli.
N.B.: Se siete docenti o dirigenti, o bidelli o assistenti, tenete ben presente che è del vostro stipendio che si sta parlando, oltre che di pedagogia. Il bilancio del Miur è quasi interamente composto dai costi per il personale (retribuzioni). Ma questo lo sapevate già.

2 commenti:

  1. L'affermazione che la linea tedesca dell'austerità ci porterà, come scrivete, "verso il suo esito ormai inevitabile: il dissolvimento dell'Eurozona", non può essere buttata lì senza ulteriori spiegazioni. Detta così sembra infondata. Le ipotesi vanno motivate, soprattutto quando sono catastrofiche. Non trovate?

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  2. Dire che l'euro finirà perché è disfunzionale e aggrava i problemi che dovrebbe risolvere, aumentando il divario tra stati, non è affatto un'ipotesi catastrofica. Catastrofico potrebbe rivelarsi piuttosto rimanere in questa situazione di perenne e strutturale crisi ancora per molti anni.
    Per una migliore motivazione vedere questo post, il primo del blog:
    https://eteronomiascolastica.blogspot.com/2018/05/presto-anche-la-scuola-dira-la-verita.html
    Ritorneremo comunque sull'argomento.
    L'ultimo contratto docenti, con aumenti irrisori che presto si tradurranno in un arretramento retributivo, si presta bene allo scopo. Si tratta infatti di una misura di svalutazione interna, causata dal vincolo monetario eurista. Non potendo svalutare la moneta si è costretti a svalutare il lavoro, comprimendo le retribuzioni per recuperare competitività. Ne riparleremo ancora, purtroppo.

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